europAMICI di ANGELO BRANDUARDI




Per gentile concessione di Lorenzo Bertocchini:


Cantaci, o bardo
"Lombardia Oggi", 12 Novembre 2000

L’ultimo album di Angelo Branduardi è uscito all’inizio dell’anno, contiene undici canzoni e si intitola "L’infinitamente Piccolo". Ispirato ad alcuni episodi della vita di Francesco d’Assisi e alle "Fonti Francescane", il cd intende rievocare il cammino spirituale di questo grande piccolo santo così solare, così energico, così poeta. E soprattutto così lontano dall’esaltazione mondana delle congregazioni monastiche tradizionali.

Il progetto è nato per celebrare al meglio il Giubileo e prosegue con un Branduardi coerente a tal punto da diventare a sua volta un pellegrino. Alcune tappe della sua lunga tournée sono, infatti, le stesse attraversate un tempo dalle antiche vie di pellegrinaggio: la Via Francigena che, passando per la Francia, collegava l’Europa settentrionale e l’Italia, la Via Romea che attraversava le terre di cultura nordica e tedesca fino a Roma, la Via della Madonna Nera che dal sud della Polonia giungeva in Italia passando dai Balcani, la Via dei Normanni che dalla Sicilia risaliva lungo lo Stivale raccogliendo anche i pellegrini di Malta e del nord Africa, il Cammino di Santiago che portava i pellegrini spagnoli in Italia attraverso la costa tirrenica e la Via del Santo Sepolcro, percorsa a doppio senso tra Gerusalemme (luogo santo per eccellenza) e Roma (cuore della cristianità occidentale).

Ma lunedì 13 al teatro Impero di Varese, Angelo Branduardi intraprenderà anche un altro percorso, non meno rilevante: quello dell’impegno umano.
Il concerto, infatti, è stato organizzato nell’ambito di "Un percorso verso la salute", una importante campagna di sensibilizzazione sul cancro della prostata.

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E’ uno degli artisti italiani più amati all’estero (in Europa, ma anche in Brasile, in Giappone...), un musicista completo, eclettico, curioso, ghiotto e solo apparentemente serioso.
Nato il 12 febbraio 1950 a Cuggiono (un piccolo paese della campagna in provincia di Milano), lui è Angelo Branduardi, l’artista che ricorre spesso a strumenti antichi e canta storie che magnificano la natura e la leggenda.
Appassionato anche di vela e di cavalli, fece sensazione negli anni Settanta quando, per la prima volta, la televisione mostrò la sua folta chioma e diffuse la sua musica d’altri tempi.

Lo abbiamo incontrato per saperne di più su di lui, sul suo ultimo cd e sul suo prossimo concerto varesino...

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Innanzitutto perché cantare San Francesco?
Perché la sua storia, la sua filosofia, la sua vita sono davvero affascinanti. Francesco è un uomo che non diventa santo, diventa un vero Santo: esemplare, eccezionale.
Decide di dedicarsi integralmente al Vangelo, sceglie la gioia di vivere e ama la povertà "mai disgiunta dalla letizia". E se per accompagnare il suo Cantico delle Creature, Francesco compose una musica che è andata perduta, musicando brani dei suoi scritti ed episodi della sua vita tratti dalle Fonti Francescane, ho provato a ridare voce alle sue parole.

Parole che risuonano ancora più forti nell’anno del Giubileo...
Diciamo che la sua figura fragile ma straordinariamente vigorosa è più che mai viva nel contesto delle passioni e dei problemi contemporanei: la povertà, la malattia, l’emarginazione, l’ecologia, l’atteggiamento di fronte all’ "altro", la guerra... Francesco è, oggi più che mai, Santo.

Sei in tournée dal 28 maggio e fino alla primavera del 2001... Un vero pellegrinaggio!
Devo dire, però che ci siamo presi un mese di riposo da metà settembre a metà ottobre, cosa che i veri pellegrini non facevano!

Quando fai dischi che "suonano medievali", la gente dice che torni alle origini... Ma sono davvero queste le tue origini?
Forse sì... Ma paradossalmente queste cose le "stabilisce" meglio chi ascolta. E’ innegabile, tuttavia, che il mio "bagaglio musicale" sia pieno di medioevo, come anche di barocco, di musica celtica e di tante altre cose... Suono e ascolto veramente di tutto.

Oltre ad aver "prestato" il tuo violino al cantautore della Louisiana Zachary Richard, sei stato visto più volte uscire da un noto negozio di dischi varesino, con in mano qualche cd di Springsteen o di altri cantautori americani...
Seguo molto anche la musica prodotta oltreoceano, soprattutto quella d’autore.

Tornando alla musica medievale, è veramente possibile suonarla oggi?
No. Per il semplice motivo che i suoni, i luoghi, gli strumenti non sono più gli stessi... Questi ultimi, ad esempio, possono essere ricostruiti oggi solo in base ai quadri di quell’epoca. Tutto ciò che possiamo fare, quindi, è tentare di riprodurre quello che immaginiamo succedesse allora. Tuttavia, la musica a quei tempi era molto "libera" e ognuno poteva appropriarsi di un brano cambiandone a suo piacimento la velocità, il "carattere" e le parole. In quest’ottica, anche noi oggi possiamo sentirci autorizzati a "dire la nostra" e, perché no, dare la nostra interpretazione al Cantico delle Creature.

Hai scritto la tua prima canzone a 18 anni. Cosa ti ha spinto a farlo?
Non mi ricordo.

Qual è la tua più grande speranza?
Rimanere nella storia. Un minimo lo sono già se si pensa che "Alla fiera dell’Est" viene cantata addirittura dai bambini nelle scuole!

E la tua più grande paura?
Ritrovarmi un giorno senza idee: per un artista è quasi come morire. Ho già vissuto un bruttissimo periodo in cui mi sono mancati stimoli, energia e sentimenti, ma per fortuna è stato solo un breve "black-out". Spero non succeda mai più.

Anche quando non sei in tournée sei costantemente "in giro", soprattutto in Liguria, Trentino e nella provincia di Varese, dove hai anche una casa. Ma suonare qui sarà un po’ come suonare a casa?
Sicuramente. Non potrebbe essere altrimenti... Anche se non sono un tipo sedentario mi sento molto legato a questi luoghi.

Concludiamo con una breve presentazione della tua band?
Certamente. Insieme a me (che canto e suono vari tipi di violini, chitarre e flauti) sul palco vedrete Dino D’Autorio (basso), Carlo Gargioni (pianoforte, fisarmonica, tastiere e programmazione elettronica) e Davide Ragazzoni (timpani, percussioni sinfoniche e batteria). Siamo in quattro ma facciamo casino per dieci!

Lorenzo Bertocchini.



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