La Scatola Del Pane

di Lauro Crociani (2000, 8')

italiano / english (down the page)

Ho visto questo lavoro dello Zio Lauro ad una ennesima rassegna fiorentina, Videando al parco Strozzi. Con tutta la mia sincerità stesa a tappeto, posso dire che è stata forse la rassegna più brutta, pedante, monotona, e assolutamente priva di idee alla quale abbia mai assistito. I tempi sono veramente cambiati, non sono semplici e paranoiche dicerie (vedi le critiche mosse dalla giuria del Videominuto agli artisti stessi).
Uniche note di colore (se non altro…) le opere di Crociani e di un autore non più giovane (sessant'anni passati) di cui ahimé non ricordo colpevolmente il nome. Note di colore, in quanto saggi di una certa capacità di scatenare la propria anima a pro di idee estrose, irriverenti, o musicali e riflessive. E distinte da: video-depressivi fatti da depressi, blobboni zappingari, documentari cretidioti, fiction da prima media superiore dove però in tutti i casi i titoli sono ben renderizzati e si sprecano le dissolvenze.
La scatola del pane in questione è un contenitore nero di cartone. Lauro, con la sua ormai iconografica maglia a strisce bianche e rosse, vaga per il paese impersonando uno "scemo del villaggio" portatore e martire di un certo grado di consapevolezza spirituale collettiva. Il protagonista invita diverse persone a vedere dentro la scatola, parlandogli di una luce e di altre fantasmagorie che ivi si osserverebbero. Ma nessuno, dopo essersi impacciatamente messo in testa il contenitore, vede alcun ché. Ne' le signore per strada, nell'amico che ha fatto successo, ne' il sindaco, ne' tantomeno - e qui siamo all'apice concettuale dell'opera - il parroco del paese. Soltanto una visione finale, che coglie il pazzo in un attimo di risveglio nei pressi della chiesa, svela il mistero della scatola.
In essa il protagonista vedeva una luce interiore, e la vedeva, appunto, solo privandosi del riferimento reale, infilando cioè la testa nella scatola per annullare il diurno e la simulazione collettiva. Ne' il prete ne' nessun altro aveva notato questo meccanismo, e riscoperto questa forma di fede originaria, antireale e forse cristiano-rurale, di cui non intendo comunque interpretare troppo.
L'immagine finale viene resa, non so se volontariamente, come una sorta di cartolina - santino, con l'immagine del protagonista contro un paesaggio al tramonto e con una scritta cerebrativa subito accanto, in un modo forse irriverente ma certo non poco enigmatico, e lasciando dunque pieno adito alle interpretazioni soggettive.
Insomma, l'opera ci conduce, pur facendolo scherzosamente ed in limpido stile crocianiano, ad una immagine ex - voto in cui l'anima dell'autore è sinceramente in identità con una immagine videografica.
All'interno della manifestazione entro la quale ho carpito questo video, è impossibile non osservare come esso stesso possa prendere valore critico, e addirittura autocritico, a proposito di una certa cecità del videomaker e degli organizzatori di alcuni festival tra i più, passatemi il termine, "borghesi".
La scatola nera è qualcosa di profondamente rimosso per tanti amanti del fare video. Non intendo colpevolizzare l'estro spontaneo di tanti ragazzi e signori, perché diversi fattori agiscono in questo contesto di appiattimento progressivo. A cominciare da fattori astratti come la Realtà tout court, il cinema e la tv, per finire con dati oggettivi quali le onnipotenze formali del montaggio a computer, che per alcuni cervelli lessi sembra ancora possa lecitamente trasformare un opera di scarse idee in un prodotto presentabile. Ma più che presentare forse si dovrebbe riscoprire la possibilità di un colloquio (tra Sé e Sé, e tra Sé e gli altri…), altrimenti i nostri video divengono circuiti chiusi ed ognuno marcisce nella sua prigione di seghe mentali.
Crociani con tutta la sua fin troppo ammessa grezzità, ci presenta invece ancora un saggio di genuinità, di trasparenza e sostanzialmente, un pezzo d'anima.

Lorenzo Pecchioni


Thanks for the translation to Stephy Kramer:

I saw this video of Lauro at one of the many video expositions in Florence,"Videando al Parco Strozzi". In all sincerity I can say that I believe that I have never attended a worse exposition, or one more pedantic, monotonous, and lacking in originality. The times have really changed, it's not simply someone's paranoid idea (see the critiques by Videominuto).
The only bright notes I found to be the works of Crociani and of another videomaker in his sixties, whose name I am ashamed to say I do not remember. Bright notes, in the capacity of these videos, to unleash one's soul in irreverent, joyous fantasy, or perhaps in musical reverie. As distinguished from: videodepressive labors by videodepressives, chaotic two-second-scene mishmashes, hyperbolic utopistic documentaries, or soap operas worthy of medium-school classes but with excellently graphic credits and a plethora of artistic fade-outs.
The breadbox of the story is a box of black cardboard. Lauro, wearing his by now iconographic red-and-white striped t-shirt, wanders about the town, portraying the "village idiot", carrier of and martyr to a particular variety of collective spiritual awareness. The protagonist invites different people to look inside the box, telling of lights and phantasmagoric things to be seen inside. But no one, having awkwardly put his head into the box, is able to see anything. Neither the ladies on the street, nor the succesful friend of childhood past, nor the mayor, nor -- and here we seem to reach the conceptual zenith of the video -- the parish priest. Only a final scene, which catches the "idiot" in a moment of lucidity near the local church, reveals the secret of the breadbox.
Inside the box, he sees a light, and he sees it, in fact, only when he creates a sort of sensory deprivation, cutting off any connection to reality, putting his head into the box to isolate himself from daily things and from the collective simulation of the world in general. Neither the priest or the townspeople discovered this method, or rediscovered this version of simple, original faith, perhaps an antireality and a rural-Christian phenomenon, upon which I will elaborate no further.
The final scene is filmed,whether volontarily or not I do not know,almost as a postcard,the actor against a background of sunset,with a festive phrase on the side,in an irreverent and certainly enigmatic manner,leaving thus a full opening to subjective interpretation.
To sum up,this video takes us,jokingly and in typical Crociani style,to where an ex-voto image of the soul of the author is thoroughly identified with the videographic images.
At the expo where I found this video,it was impossible not to notice how in itself it provides a critical value, even self-critical,regarding a certain blindness afflicting videomakers and organizers of these rather--pass the term over here please--"bourgeois"exibitions.
The black box is an object of deep denial for many aspiring video-authors.I don't intend to cast blame on the enthusiasm of many young people and adults,as the factors involved in this progressive cultural and artistic suffocation,are many. Beginning with the abstract factor of all-around Reality,cinema and tv,and ending with objective data such as the technical omnipotence of computer montage,which for many of the braindead is capable of transforming a video work totally lacking in ideas and/or originality into something presentable.Instead of presenting it,one should in fact perhaps rediscover the possibilities of communication(between Self and Self,or between Self and others....)otherwise our videos become closed circuits and each of us rots in his own swamp of obsessive fantasy.
Crociani,even admitting his reputation of a"rough diamond",yet again presents us with a visual essay of genuineness and transparency,and in substance,with a piece of his soul.

Lorenzo Pecchioni


Back